Cultura della sicurezza

Cultura della sicurezza o sicurezza partecipata

La cultura della Sicurezza sui luoghi di lavoro: quante volte ci riempiamo la bocca con queste parole, ma effettivamente non sappiamo come tradurle in azioni specifiche per la diffusione della stessa?

Più facile a dirsi che a farsi!

Proprio per questo, parliamo  di sicurezza partecipata, che  non è la sostituzione di nessuna forma di cultura “safety”, ma semplicemente,è  l’espressione pratica della stessa.

La Sicurezza partecipata: l’espressione pratica della cultura della sicurezza sul lavoro

cultura della sicurezza sul lavoro

Se avete sentito parlare di sicurezza partecipata  Safety coaching è perchè il coaching è divenuto uno strumento educativo universale applicabile in diversi contesti,  quindi, anche nel nostro settore.

Più precisamente, è applicabile da parte degli operatori della sicurezza all’interno di contesti lavorativi dove è necessario avere un rapporto di collaborazione con le figure preposte alla collaborazione per la messa in sicurezza del luogo di lavoro e soprattutto per il cambiamento culturale e comportamentale delle stesse.

Frasi sentite e risentite ma piuttosto polemizzate, perché gli impedimenti più  frequenti riguardano spesso il “come”.

  • Come vi coordinate con il Medico competente, RLS, dirigenti e preposti per ottenere risultati efficaci da subito?
  • Oltre gli adempimenti normativi siete in grado di coinvolgere in azienda tutti i lavoratori in modo attivo nell’approccio corretto alla sicurezza?
  • Come vi relazionate con il Datore di lavoro e le altre risorse con autorità, senza cadere in conflitto?
  • Come mediate e pianificate le misure di prevenzione del rischio, quando incontrano limiti economici e comportamentali da parte dell’azienda seguita?

Prima di approfondire questa nuova disciplina promotrice della sicurezza partecipata, come aiuto alla risoluzione dei “come”,  partiamo dalla fonte.

problemi legati a tale fonte  possono essere raggruppati in 2 macro aree:

PROBLEMA 1: la mancanza di una metodologia per sviluppare nei lavoratori la cultura della sicurezza sul lavoro.

La difficoltà sta nel passare da una gestione della sicurezza obbligatoria e disinteressata ad una partecipativa, tramite lo stimolo a nuove percezioni nel lavoratore e alla generazione di un interesse attivo nella gestione del rischio.

La redazione di un piano di valutazione dei rischi, DVR, da parte di un RSPP, è sicuramente l’attività oggetto del suo operato, ma resta limitante senza un affiancamento di un operato “metodico” basato su :

  • una corretta gestione delle risorse,
  • la mediazione delle attività preventive necessarie,
  • la gestione degli ostacoli più frequenti all’interno di un’azienda.

Nel seguente articolo parliamo proprio di come un RSPP, dovrebbe gestire i rischi, attribuendo le giuste priorità e mediando sulle problematiche e gli impedimenti tipici aziendali.

RSPP e i tipici impedimenti del suo ruolo: come comportarsi

Per gestire, mediare, attribuire le giuste proprietà abbiamo bisogno di un piano metodico e personale da seguire, caratterizzato principalmente da elementi :

  1. TECNICI: competenze per compilazione di DVR, documenti specialistici, check lists, audit, organigrammi della sicurezza.
  2. MANAGERIALI: spiccate doti di “comunicazione leadership”, conoscenza delle tecniche promotrici dello stimolo ai  comportamenti positivi e tecniche promozionali della partecipazione attiva alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
  3. OPERATIVI: capacità di condurre in atto un progetto di prevenzione e gestione del rischio a 360 gradi attraverso l’innescamento di micro e macro comportamenti di prevenzione e la creazione dell’interesse individuale alla sicurezza, oltre che quello collettivo.

PROBLEMA 2: Difficoltà nel generare cambiamenti duraturi e non temporanei

Generalmente  ottenere risultati temporanei è più semplice che generare cambiamenti nel medio-lungo periodo. Questo vale anche per il nostro settore.

Un RSPP che, non solo, ha ottenuto l’abilitazione per RSPP, ma anche ha optato per una formazione per RSPP strategico – manageriale, sa benissimo che il cambiamento culturale di una struttura aziendale con tutte le sue risorse è qualcosa di  complesso da non poter gestire, nel lungo termine, senza un metodo di lavoro studiato per favorire la cultura della sicurezza sul lavoro.

Dove si studia questo metodo di lavoro per RSPP e HS Manager,  promotore della sicurezza sui luoghi di lavoro?

Sicuramente è frutto di esperienza e di predisposizione personale alla ricerca e allo sviluppo nel proprio settore.

Non c’è una formula magica, ma la giusta capacità nell’autoformazione, non limitata a quella tradizionale.

Vogliamo dire che un buon manager o leader della sicurezza sul lavoro sa benissimo che il giusto equilibrio tra formazione tradizionale e non, è spesso la scelta vincente.

Ad esempio, la pratica di  buone tecniche relazionali e comunicazionali degli RSPP, promotori di maggior coinvolgimento alla sicurezza da parte dei lavoratori, fanno da leva alla buona riuscita di ogni singola operazione all’interno dell’azienda, per la prevenzione e la sicurezza.

Una corretta analisi, non solo degli aspetti tecnici relativi alla sicurezza,  ma anche delle priorità aziendali e  del fattore umano, facendo leva sugli interessi singoli e collettivi dei lavoratori.

E ‘qualcosa di più complesso, raramente applicato, ma il più vincente nel medio e lungo periodo.

Un buon Manager della sicurezza sul lavoro, inoltre, sa che il cambiamento non può innescarlo da solo, ma attraverso una rete di collaboratori che abbiano lo stesso approccio al cambiamento.

Una rete di collaboratori composta da:

Ciò significa che il lavoro di squadra come sempre è vincente, soprattutto se la squadra lavora in nome di uno stesso filo conduttore e con un approccio al cambiamento.

Tale filo conduttore è dettato dal HS Manager, che ha studiato come gestire risorse e collaboratori, che a loro volta contribuiscono al cambiamento culturale.

La safety culture è partecipata

safety cultureSe fino adesso abbiamo parlato di cambiamento culturale della sicurezza sui luoghi di lavoro, adesso parliamo di sicurezza partecipata.

Come anticipato all’inizio, la sicurezza partecipata può essere definita come la messa in pratica di azioni e microazioni studiate preventivamente per rendere partecipi tutte le risorse in un azienda.

Tutte le risorse possono contribuire al cambiamento culturale della sicurezza sui luoghi di lavoro.

Come innescare la sicurezza partecipata in azienda?

  • Scuotendo gli animo dei lavoratori.

Come scuoto questi animi nei lavoratori?

  • Trovando gli interessi personali e comuni dei lavoratori e facendo leva sugli stessi.

Molto spesso,ciò che rende difficile la diffusione della cultura della sicurezza è  oltre che un atteggiamento sbagliato,la mancata consapevolezza nel singolo lavoratore dei fattori di rischio, specialmente se non formato.

In questo caso,un buon Manager della sicurezza dovrebbe essere un buon coach della sicurezza sui luoghi di lavoro con l’obiettivo di far percepire il rischio come un nemico che va ad intaccare gli interessi personali, non solo quelli aziendali.

Le fasi della sicurezza partecipata

La sicurezza partecipata deve essere innescata attraverso delle fasi ben programmate e si basa sui seguenti principi:

  1. Apprendimento ed analisi delle dinamiche reali di tutti i processi di lavoro all’interno dell’azienda che si segue;
  2. Indagine, ascolto ed intermediazione ufficiosa e non ufficiale per esaminare problematiche ed eventuali impedimenti ancor prima di ricorrere ad un approccio sanzionatorio;
  3. Favorimento  allo scambio e alla ricerca di soluzioni pratiche tra le diverse parti del cantiere, dipartimenti, ecc…

Quali sono le  attività tipiche a favore della sicurezza partecipata?

Fase di Analisi della sicurezza:

  1. Indagine sulla percezione della sicurezza tra i lavoratori
  2. Analisi della percezione degli incidenti mortali da parte dei lavoratori
  3. Analisi degli atteggiamenti

Fase operativa della sicurezza :

  1. Sviluppo delle potenzialità personali a favore della sicurezza, attraverso l’identificazione degli obiettivi dei lavoratori.
  2. Cambiamento delle micro e macro abitudini poco funzionali in azienda e poco sicure
  3. Promozione alla creazione di una rete di relazioni interne ed esterne tra lavoratori e risorse coinvolte nella gestione del rischio
  4. Centralità al lavoratore per renderlo consapevole dell’importanza del suo operato nel processo di gestione della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro

Jessica Gaglione

Sono una libera professionista in ambito Digital Marketing. La passione per la "crescita" sia a livello individuale che aziendale, mi ha indotta ad affiancare piccole e medie aziende che vogliono comunicare il valore aggiunto di ciò che hanno da offrire sul mercato. HS FORMAZIONE ha ideato un piano di crescita professionale nel settore della sicurezza sul lavoro, pieno di concretezza e di valori, tutti da comunicare e mettere a disposizione dell’utente.