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Ruoli della Prevenzione e Sicurezza

RSPP: dai falsi miti a un ruolo manageriale (HS Manager)

“Sono sempre più dell’avviso che il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione  ( RSPP ) serva a poco”.

È quanto spesso sentiamo dire nelle aziende dove vi è una quasi totale mancanza di cultura della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro. È da questa affermazione che vogliamo partire, quindi, per elencare i principali falsi miti riguardanti la figura del RSPP.

Il servizio di prevenzione e protezione (SPP)

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Come tutti gli ambiti professionali, una figura responsabile di un servizio viene più o meno accreditata in base al “potere” del servizio che presta in un determinato contesto.

Ma allo stesso tempo, il suo potere decisionale e le sue capacità lavorative incontrano o meno dei limiti all’interno dell’esercizio delle sue funzioni in base alla percezione del servizio che presta.

Per capire quali sono potenzialità e limiti di un RSPP, dobbiamo quindi analizzare il reale ruolo che dovrebbe ricoprire tale figura e confrontarlo con i luoghi comuni, ossia i falsi miti che vi girano attorno.

Partiamo dal presupposto che il RSPP è per l’azienda una figura aziendale generalmente poco considerata.

Questo avviene per 3 semplici principali motivazioni:

1) L’azienda non ha ricevuto una comunicazione chiara sul ruolo del RSPP (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione)

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Ciò crea confusione al datore di lavoro che non riesce ad attribuire la giusta importanza alle prassi della sicurezza quando invece dovrebbe agevolarle, specialmente nel caso in cui abbia nominato un RSPP esterno.

In quest’ultimo caso infatti, il rapporto di fiducia tra RSPP e DDL (datore di lavoro) è ancora più difficile da costruire e consolidare; innescare un processo di cambiamento di cultura del lavoro all’interno dell’azienda, diventa quindi più difficile per il RSPP essendo, appunto, esterno.

In tutti i casi, sia che si tratti di RSPP interno o RSPP esterno, la mancanza di cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, genera una difficoltà da parte del datore di lavoro, nel prevedere, monitorare e comprendere se il lavoro di prevenzione svolto sia stato efficiente o meno, in termini quantitativi e qualitativi e soprattutto quanto influisca sulle prestazioni della sua azienda.

2) Il RSPP non sa vendersi

Questa affermazione potrebbe provocare polemica, ma in realtà parliamo sempre di cultura della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro.

In questo articolo approfondiamo l’importanza investire nella prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro

Se è lo stesso RSPP che tende inconsapevolmente a sminuire la vastità dei compiti che dovrebbe ricoprire nell’azienda per cui è stato chiamato, il datore di lavoro gli affiderà ancora una volta il ruolo generico di colui che:

  • si occupa solo del controllo fisico degli ambienti di lavoro,
  • lo assiste nella stesura delle procedure di sicurezza,
  • parla col Medico Competente e che interviene per la sostituzione della cassetta di primo soccorso,
  • rilascia la documentazione che attesta che l’adempimento di legge è avvenuto, e che tutto è in regola.

3) Il RSPP si presenta come coordinatore della sicurezza e non come gestore dei processi e delle competenze.

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Questa affermazione ha a che vedere con quella precedente ma ha un significato più profondo.

Un conto è presentarsi come coordinatore della sicurezza, un altro conto è presentarsi come colui o colei che analizza e gestisce eventuali GAP all’interno del processo produttivo aziendale a livello di sicurezza, che penalizzano la produzione, ad esempio, oppure l’efficienza dei lavoratori, o ancora che creano conflitti interni nella scala gerarchica.

Suona già diverso, vero? Perché l’ultima frase descrive un approccio più manageriale, tipico del HS Manager.

Bene, detto questo possiamo arrivare a concludere che intorno alla figura del RSPP ruotano almeno 3 principali falsi miti:

  1. è un semplice coordinatore della sicurezza che va in aiuto del datore di lavoro;
  2. è un mero redattore di documentazione in materia sicurezza, necessaria per evitare alle aziende di avere problemi con la legge 81/08;
  3. è colui che controlla il luogo fisico di lavoro.

RSPP. Dai falsi miti a una professione qualificante

Per eliminare le false credenze dalla vostra mente riguardanti le opportunità professionali ed economiche di un RSPP, non c’è modo migliore che quello di educare a realtà esistenti diverse, totalmente in contrapposizione con esse.

La figura del RSPP è una vera e propria professione di livello manageriale

Non si svolge solo il ruolo di RSPP ma si è RSPP a tutti gli effetti.

Per essere RSPP e avere un certo potere di negoziazione con le aziende bisogna quindi contrastare i falsi miti esistenti e distruggerli.

Ma come possiamo fare? Certamente attraverso le giuste competenze acquisite con l’abilitazione conseguita con i corsi di formazione RSPP, ma soprattutto attraverso percorsi esperienziali personalizzati.

Partiamo dal 1° falso mito sul RSPP e troviamo i punti di rottura

1. Il RSPP è un semplice coordinatore della sicurezza che va in aiuto del datore di lavoro.

Cosa manca in questa falsa credenza? Manca la competenza personale e l’esperienza professionale. Questi elementi sono lasciati totalmente in mano al professionista e nessuno, o pochi, lo sanno.

Comunicata in questo modo, non esistono quindi garanzie sulla qualità dell’intervento professionale del RSPP. Per questo motivo nominarne uno o l’altro non cambia.

Basta nominarne uno qualsiasi cercando tra “l’elenco degli abilitati”.

Ecco che qui spesso si cade in errore.

Dover per forza far parte di un Albo, di un Registro Professionale, di un elenco di professionisti etc., senza tener conto che, l’elemento che permette davvero di contribuire al miglioramento del mercato della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro è la competenza e l’approccio imprenditoriale che il professionista dimostra di avere.

L’appartenenza o meno a un albo RSPP è un falso problema.

L’unico modo per innescare un processo di educazione alla cultura della sicurezza nelle aziende è quello di mostrare di possedere competenze specifiche da cui si evinca la qualità del servizio offerto, tali competenze si acquisiscono in un corso per rspp e poi con la pratica, tanta pratica e specializzazione.

  • capacità di elaborare un progetto sicurezza in azienda a breve, medio e lungo termine;
  • capacità di coordinare tutti i processi e tutte le figure aziendali coinvolte, a tutti i livelli;
  • capacità di fornire consulenza adeguata su ogni problematica esposta o rilevata nei luoghi di lavoro;
  • capacità di supporto tecnico-gestionale;
  • efficienza nella gestione della prevenzione e della sicurezza rispetto ai processi di lavoro esistenti in azienda.

Comunicare chiaramente queste competenze eviterà di passare per un semplice coordinatore della sicurezza che aiuta il datore di lavoro, elevando la nostra posizione a quella di Manager della sicurezza di tutti i processi aziendali.

2. È un mero redattore di documentazione in materia sicurezza.

L’aspetto normativo, si sa, è importante e va rispettato. Ma come possiamo NON renderlo un elemento caratterizzante di una professione?

C’è una bella differenza tra un datore di lavoro che dice:

“mi occorre un RSPP, in quanto esperto di prevenzione e sicurezza, che mi aiuti a rispettare la normativa obbligatoria vigente e ad evitare pesanti sanzioni”

E un datore di lavoro che, invece, dice:

“Ho bisogno di un esperto di prevenzione e sicurezza che sia in grado di analizzare le caratteristiche della mia azienda, del mio settore di appartenenza, della forza lavoro di cui dispongo e l’entità delle mie risorse economiche, per gestire con efficienza ed efficacia un progetto di prevenzione e di protezione dai rischi di infortunio sul lavoro che abbia come obiettivo quello di ridurli e/o eliminarli, coerentemente con quanto stabilisce la normativa vigente.”

Si percepisce la differenza?

Passiamo alla terza falsa credenza; la più scontata e diffusa.

3. Il RSPP è colui che controlla il luogo fisico di lavoro

Se volessimo, potremmo fare una lista precisa di compiti e di attività fondamentali che hanno a che fare con un RSPP.

Per ora, però, preferiamo soffermarci su quelli che riguardano più da vicino la sfera manageriale, perché è proprio quella meno considerata e a cui vogliamo meglio educarci con questi articoli.

Ognuno di noi, infatti, in quanto RSPP dovrebbe essere in grado di descrivere, chiaramente e concretamente gli aspetti manageriali del suo ruolo.

I ruoli manageriali di un RSPP (HS Manager)

Quanti RSPP si presentano come figura manageriale per ovviare alla falsa credenza di “colui che controlla il luogo fisico di lavoro”

Per aiutare gli attuali RSPP, o educare all’approccio giusto i futuri, elenchiamo una piccola lista da tenere a mente.

  1. Il supporto manageriale di un RSPP è strettamente collegato alle scelte di business!

    Addirittura?! Sì, perché una valutazione a livello di prevenzione e sicurezza sul lavoro può evitare danni economici all’azienda derivanti oltre che da possibili sanzioni, anche da assenteismo per malattie professionali e infortuni sul lavoro o interruzioni dei processi produttivi per eventuali danni provocati dai lavoratori. Ma oltre a questo, il RSPP può arrivare ai vertici aziendali, influendo sulle scelte legate all’implementazione di nuovi processi produttivi, nuovi macchinari, nuove procedure lavorative, fin anche alla riorganizzazione della forza lavoro, con forte impatto sull’intero business.

  2. Il supporto manageriale di un RSPP aiuta ad identificare i ruoli e le responsabilità a tutti i livelli aziendali

    in materia sicurezza, analizzando e rilevando, in collaborazione con il DDL, il reale scostamento che esiste tra le competenze richieste e quelle effettive presenti in azienda.

  3. Il supporto manageriale di un RSPP aiuta a gestire i rapporti con le parti interne ed esterne all’azienda.

    Un’analisi puntuale delle responsabilità e delle conseguenze in materia sicurezza e prevenzione derivanti da una qualsiasi richiesta proveniente dall’interno o dall’esterno dell’azienda è di fondamentale importanza per un DDL per capire le azioni preventive e correttive da mettere in atto per prevenire situazioni svantaggiose all’azienda.

Questi sono soltanto 3 degli aspetti manageriali che affronteremo nelle nostre guide per far sì che un RSPP si alleni a cercare le giuste competenze e ad essere un buon promotore del proprio ruolo manageriale. 

E tu? Con quale approccio pensi che un RSPP debba presentare se stesso alle aziende? Manageriale, tecnico, organizzativo, o altro?